Museo Vito Mele - Museo Salento Museo Vito Mele - Museo Salento
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Arte e Scultura nel Salanto - Museo  Mele - Museo Salento

     
  Presentazioni : Museo Vito Mele  
 

Un artista è in qualche modo una persona speciale. Ma non tanto perché il suo lavoro è di gran lunga diverso da quello della maggior parte di noi, quanto perché è un uomo, o una donna, le cui qualità e difetti, le cui attenzioni ed elaborazioni d’animo e di mente finiscono per accumularsi e scaricarsi sul terreno delle emozioni, finiscono per diventare patrimonio di sensi e sentimenti collettivi, da condividere, da possedere in comune.

Come i lavoratori e gli imprenditori danno luogo, con le loro attività, alla ricchezza pubblica di un Paese, così l’operosità degli artisti è uno dei fondamenti dell’immaginario di un’epoca, e contribuisce a determinare, in definitiva, quella che si potrebbe chiamare la “coscienza poetica” di una società.

Queste sommarie considerazioni, di natura certo più sociologica che strettamente artistica, le ho evocate per introdurre la vera portata dell’iniziativa che ha dato vita a questo museo, nella sua specialissima natura di raccolta d’arte contemporanea, fermamente voluta per gli spazi restaurati di S. Maria de Finibus Terrae da un prelato sensibile e illuminato, messa assieme con passione e pazienza certosina da un collezionista generoso, altrettanto illuminato.

 
 

 

 

Questa raccolta, difatti, non è solo un insieme di opere ad alto valore estetico e artistico, ma è soprattutto la testimonianza dell’impegno poetico e umano che gli artisti scelti per essere qui riuniti hanno saputo trasferire nel loro lavoro.
Viviamo in una società quotidiana che si viene ogni giorno di più appiattendo. Che, cioè, è nutrita, nel suo bisogno di fantasticazione e d’immaginario, dalle logiche di un’industria culturale le cui ragioni prevalenti e costitutive insistono sul profitto immediato, sul ricavo economico considerato prima e al di sopra d’ogni altro apprezzamento o motivo. Dal cinema alla televisione, dall’editoria alla moda, dal giornalismo dei quotidiani e dei periodici d’intrattenimento alle opinioni artatamente preconfezionate sui giudizi da dare con “buon senso” circa le impalcature della nostra realtà, in larga misura queste logiche industriali, apparentemente democratiche, vengono ormai profondamente livellando il più diffuso senso comune delle cose e il senso estetico di massa.
E da questo appiattimento non vediamo forse compiersi il delineamento di un modello di uomo che Marcuse già chiamava “a una sola dimensione”? Un uomo capace, sì, di desiderare e servirsi di congegni elettronici e di elettrodomestici sofisticati e, però, simultaneamente incapace, come un nuovo barbaro, letteralmente di comprendere la suggestione segreta di una poesia o il senso emozionale di un’immagine complessa, lo spessore dei propri sentimenti veri.

Anche l’arte non fa eccezione. E tuttavia - come dappertutto - anche qui abbiamo splendide e generose eccezioni alla regola. Artisti, cioè, che non lavorano solo per le mode del momento, per il successo a tutti i costi, ma si spingono nella loro ricerca verso i termini di una loro verità sincera, da comunicare e condividere per il tramite delle loro immagini.
L’intenzione di fondo della scelta che è stata fatta è consistita nel raccogliere, appunto, questo genere di presenze e di esempi.
A fronte di ciò, la verità e la complessità umana degli artisti qui rappresentati, la loro sofferta, contraddittoria, problematica enunciazione poetica di una appassionata riflessione sulle cose e sulle emozioni del vivere, viene dunque a illuminare un tempo che, tra crisi politiche e crisi economiche, tra cadute di valori e appiattimenti delle consapevolezze umane, vive oggi una inaudita inquietudine di fondo che ha pochissimo spazio per la poesia e per l’estetica.
Ed è in tale prospettiva che questa collezione, destinata a divenire una mostra permanente al “servizio” di tutti, assume un sapore preciso. Credere nell’arte, nella sua capacità di penetrare e di ripensare radicalmente la realtà che ci circonda, significa infatti tenere aperte le porte su atteggiamenti e comportamenti umani più degni, più responsabili, contribuire a
preparare una consapevolezza umana diversa e, dunque, capace di aiutare gli uomini a migliorare.
Scelti con l’ambizione di operare senza condizionamenti, senza pregiudiziali, badando solo alla ricerca della qualità e dell’intensità del talento e soprattutto alla loro intrinseca sincerità d’intenti, questi artisti rappresentano dunque una sorta di speciale campionatura del panorama linguistico oggi presente in Italia. Dal figurativo più esplicito di derivazione realista fino alle immagini più dilatate di derivazione informale o astratta, le formule espressive più diverse e modulate che qui s’intrecciano sono caratterizzate dal senso di una testimonianza, cioè dal senso di una ricerca che deve potersi
esprimere seguendo le proprie vene interiori, senza doversi adeguare a tendenze precostituite; che deve poter sviluppare i propri sentimenti, le proprie istanze e intuizioni senza seguire orientamenti obbligati.
Ecco ribadito il motivo fondante della raccolta. C’è qui l’espressione di una comune volontà di attestare la verità dei propri giudizi sulle cose e sulla vita. Qualcosa che accomuna queste opere in una sorta di volontà affermativa di indipendenza, di aspirazione a manifestare interamente l’individualità creativa, senza compromessi e senza scadimenti.
Pur nei limiti organizzativi che la collezione ha dovuto darsi, sono convinto, la strada intrapresa è quella giusta, una strada che vale davvero la pena di seguire perché non vincolata aprioristicamente dai meccanismi di selezione prevalenti che, come dicevo, sono oggi fortemente influenzati dalle mode culturali e dal gusto generale espresso da un mercato elitario.
Sono proprio gli artisti sinceri ad essere portatori di una grande e preziosa potenzialità di autentica libertà creativa. Il sistema che li circonda, quello che ormai a ragione si può cinicamente chiamare la “fabbrica dell’arte” come scriveva Argan, si configura sempre più come capace di minuziose neutralizzazioni, di circonvenzioni sottili, di ghettizzazioni striscianti.
Più si parla d’arte oggi e meno si parla di verità degli artisti. La pittura e la scultura davvero divengono "lingue morte", secondo il tragico aforisma di Martini, quando non è più il loro carico d’umanità e di sentimenti reali ad essere cercato ed ascoltato bensì la loro adesione alle regole dettate dal mercato e dalle tendenze prevalenti. Sono le idee sull’arte, oggi, a contare davvero (e solo alcune tra loro, del resto) mentre le cose in sé, tutta la carica di emozione e di giudizio che l’artista
innerva nel suo lavoro, rimangono in definitiva fuori del circuito: sembrano non interessare più nessuno, e tanto meno la maggioranza dei critici d’arte.
Ma ciò non significa, come dicevo, che in qualche modo tutti gli artisti italiani di oggi siano allineati sulle formule di un comune opportunismo. Anzi, le diversità e le modulazioni segniche, le tradizioni linguistiche e tematiche cui molti di loro hanno attinto rispondono, in molti casi, al segno di una libertà che è in primo luogo etica; ed è appunto una tale libertà, confrontata però su un terreno comune di meditata intensità, che rende questa rassegna interessante e sollecitante. Poiché al centro delle ricerche che essa riassume si può rinvenire, come fosse una sorta di permanente centro di gravità, la presenza sensibile della realtà e di una sua rappresentazione lirica, la presenza dell’uomo e dei suoi migliori sentimenti.
Ecco dunque - ancora una volta - il senso di fondo che abbiamo voluto dare alla raccolta. Una occasione libera di conoscere e apprezzare non questo o quel linguaggio esclusivo, non questo o quell’allineamento all’ultimo "ismo" di grido, bensì i migliori talenti, le ricerche che si distinguono per verità, per sincerità, per efficacia di emozione e di suggestione.
E, anche, una occasione straordinaria di confronto e di conoscenza. I confini del mondo, oggi, sono sempre più larghi, più evanescenti. E tuttavia, proprio nell’epoca in cui la tecnica e le comunicazioni ci consentono di diventare un "villaggio globale", come scriveva McLuhan, stiamo assistendo a un risorgere di localismi esasperati, di nazionalismi, campanilismi e tentazioni di isolamento davvero anacronistici. Proprio su questo particolare terreno la cultura artistica e l’immaginario estetico possono oggi esercitare un ruolo formidabile d’unione, di scambio, di curiosità e rispetto reciproci.
È proprio, insomma, nella fertile differenza di accenti d’arte che si ricompone una possibilità di comunanza operativa e di efficacia di percezioni: che si riaffilano al meglio i bisturi dell’immagine plastica o dipinta per più efficacemente penetrare sotto le superfici opache della realtà fenomenica e farne emergere i valori e i sensi emozionali, esistenziali e spirituali che essa sottende.

Nicola Cesari


Altre presentazioni di :

- Vescovo Vito De Grisantis

- Monsignor Giuseppe Stendardo

- Nicola Cesari

- Vito Mele